Tatuaggi tribali o tatuaggi etnici
I tatuaggi tribali o etnici sono una categoria enorme, in cui confluiscono tutti quei disegni che riproducono, più o meno fedelmente, i tatuaggi tradizionali di culture tribali sparse ai quattro angoli della terra. Tatuarsi, infatti, era una pratica condivisa da tribù antichissime anche molto lontane geograficamente tra loro, come i Maori, i Samoani, i Filippini, le tribù daiachi o malesi del Borneo, i Nativi Americani, le popolazioni della Micronesia, gli Egizi, i Maya, gli Aztechi e le altre culture centro e sudamericane, Eschimesi, Hawaiani, Tahithiani e Celti.
Tatuaggi tribali: un modo per raccontare la propria storia, le vittorie e la propria abilità di combattimento
Una caratteristica comune ai tatuaggi tribali di quasi tutte le culture è la forma astratta o geometrica delle figure e delle linee che ricalcano ed esaltano la morfologia del corpo e l’uso massiccio del colore nero a formare dei segni pieni e corposi. A seconda della tribù, venivano praticati in diverse parti del corpo, dal viso alle gambe, in generale comunque erano posti bene in vista perché tra le funzioni principali a cui i tatuaggi tribali dovevano assolvere vi era quella di incutere timore nei nemici e raccontare la storia, le
vittorie e l’abilità nel combattimento di chi li portava.
Oltre a questi significati, i tatuaggi tribali indicavano in alcuni casi il rango sociale, la classe e la tribù o famiglia di appartenenza, la fede religiosa, o simboleggiavano rituali magici per tenere lontani i demoni, gli spiriti o la malasorte, senza trascurare, comunque, l’aspetto estetico ed ornamentale pure presente.
Un esame completo di tutte le tipologie esistenti di tatuaggi tribali sarebbe molto complessa; soffermiamoci comunque su quelle categorie maggiormente rappresentative e richieste ai tatuatori in tutto il mondo.
I Maori sono una antichissima stirpe tribale polinesiana, insediatasi in Nuova Zelanda all’incirca nel 900 d.C.; la loro struttura sociale era molto stratificata, con ruoli e classi ben definite. Nella cultura Maori la pratica del tatuaggi tribali era di enorme importanza sociale e personale, con una funzione primaria di fornire con immediatezza le informazioni importanti sulla persona che porta impressi determinati disegni: grazie al tatuaggi tribali, erano identificate le origini paterne e materne, il mestiere ed anche l’eventuale raggiungimento di un rango superiore a quello di nascita. I guerrieri, poi, usavano tatuarsi anche per raccontare le loro gesta in battaglia e per mettere in evidenza la muscolatura e spaventare i nemici, senza comunque trascurare la funzione estetica, di abbellimento del corpo, comune a uomini e donne.
Il tatuaggi tribali, dunque, nella cultura Maori, erano un rito sacro a cui si sottoponevano gli appartenenti a questa società, a partire dall’età che segna il passaggio all’età adulta, suggellato con l’inizio di un tatuaggio, generalmente sulla faccia. Si parla di inizio perché un tatuaggio Maori non è mai finito: inizia da giovani e continua fino all’ultimo dei giorni di un guerriero maori, raccontando le esperienze della vita, relazioni, matrimonio, figli, e i successi ottenuti. Non stupisce, quindi, che la realizzazione di un tatuaggio fosse un momento di forte significato mistico, e il tatuaggio serviva anche a proteggere chi lo portava dagli spiriti maligni ed a aiutarlo a conquistarsi il favore degli spiriti benigni.
Anche se apparentemente i tatuaggi Maori sembrano formati da motivi astratti e privi di senso, in realtà comprendono moltissimi simboli (quasi sempre riconducibili alla natura) a cui si associano significati ben precisi:
- la tartaruga: è un animale amatissimo dai Maori, e grazie al suo guscio simboleggia perfettamente gli ideali di protezione, famiglia e affetti; oltre a ciò, essendo anche uno degli animali più longevi, rappresenta anche la perseveranza;
- il sole: è simbolo di rinascita, di ritorno e ciclicità, e sorgendo ogni mattino richiama anche il concetto di eternità; può essere anche simbolo di grandezza di spirito, e comunemente è associato al sesso maschile, rappresentando l’energia vitale, così come simbolo di energia è anche lo squalo, che indica anche forza e resistenza;
- l’ascia: è simbolo di lavoro, di forza nella lotta, di capacità nella difesa, di caparbietà e di senso di avventura del tatuato;
- la manta: è il simbolo per eccellenza, nei tatuaggi Maori, dell’elemento acqua, di cui è la protettrice, e allo stesso modo è simbolo di protezione per chi lo porta, indicando un cammino sicuro; richiama, poi, il concetto di libertà e, grazie al suo nuoto sinuoso, l’eleganza, la bellezza e la maestosità dell’animo;
- il delfino: un altro simbolo di protezione, indica anche armonia a gioia, per il suo temperamento vivace e giocoso e la sua grande intelligenza, ed è per i Maori l’emblema dell’armonia e dell’amicizia. Il disegno può essere realizzato in due modi, o annerendo semplicemente le linee, attraverso onde intricate e sinuose, o annerendo lo sfondo in modo che il soggetto venga fuori in negativo.
La Polinesia è una delle regioni in cui viene tradizionalmente divisa l’Oceania, ed è compresa all’incirca in un triangolo tra la Nuova Zelanda, l’Isola di Pasqua e le isole Hawaii. Come è facile comprendere, la tradizione del tatuaggio polinesiano ha molti punti in comune con le altre culture tribali dell’Oceania, e condivide in particolare con quella Maori l’aspetto stilizzato ed astratto dei disegni, tra i quali i più diffusi erano le forme geometriche, le curve, i cerchi concentrici, le spirali, linee rette e punti, il sole e le stelle. Ma anche quelli che rappresentavano spaccati di vita sociale come i combattimenti, le armi, le conquiste, i sacrifici umani o gli uccelli, i pesci e gli animali in genere.
A differenza però di altre popolazioni dell’Oceania, che ricorrevano all’incisione del viso e del corpo con conchiglie o pietre affilate senza far uso di colore, i polinesiani usavano un tatuaggio molto più artistico, incidendo vari disegni sulla cute del viso e del corpo con finissime punte d’osso, sulle cui ferite versavano polvere di carbone di legna sciolta nell’acqua o del pigmento di natura vegetale ottenuto perlopiù bruciando i frutti dell’albero ti’a’iri e mescolandoli poi con olio o acqua per ottenere un liquido omogeneo. In questo modo la traccia dei “ricami” rimaneva colorata a seconda delle sostanze usate, e il disegno inciso diventava indelebile.
Gli artisti del tatuaggio polinesiano venivano chiamati Tahu’a tatau, e venivano considerati al pari di uno stregone, tramandandosi l’arte di padre in figlio. Di solito i modelli dei tatuaggi venivano costruiti in modo da essere iniziati con il passaggio all’età adulta e ampliati successivamente, dopo un matrimonio, un figlio o un’impresa valorosa: un tatuaggio, in pratica, non si concludeva mai. I Polinesiani utilizzavano il tatuaggio come segno distintivo, per esprimere la propria identità e personalità.
I tatuaggi infatti indicavano lo status sociale, lo status maritale, la maturità sessuale raggiunta, oppure la famiglia di appartenenza e più in generale il ruolo rivestito all’interno della società.
Come accade per i tatuaggi tribali in generale, i tattoo dei Nativi Americani (o Indiani d’America) non rappresentano una categoria omogenea, ma anzi sotto questa definizione si trovano simboli di culture anche molto diverse tra loro anche se in genere accomunate da un unico pantheon e da credenze comuni. Non si deve dimenticare infatti che le tribù indiane erano molte e formavano un’insieme di micro-nazioni, spesso in lotta tra di loro per il possesso della terra ed il predominio dei pascoli.
Il tatuaggio, comunque, rappresenta una tradizione radicata in quasi tutte le culture tribali native americane, e i temi ritratti tutto sommato si assomigliano abbastanza, anche se si deve ammettere che degli stessi si ha una conoscenza sommaria ed incompleta, poiché chi non appartiene alla tribù in questione ha molte difficoltà a comprenderne i segni, custoditi gelosamente o addirittura persi nel tempo.
In genere oggetto dei tatuaggi tribali dei nativi americani sono simboli che hanno significati di grande spiritualità, spesso formati da un insieme molto intricato di disegni che raccontano la storia personale di chi li porta, o una saga epica della tribù di appartenenza. I disegni più frequenti di questa tradizione di tatuaggio tribale sono gli animali, spesso simboli di protezione o totem, le piume, gli acchiappasogni.
Se oggetto del disegno era l’animale totem del guerriero o del nativo, lo sciamano praticava il tatuaggio, dopo un periodo di purificazione, con rocce affilate o ossa appuntite per creare delle ferite aperte in cui far penetrare mediante sfregamento il pigmento ottenuto da piante dal valore anche sacro.
Uno dei soggetti più conosciuti della cultura del tatuaggio nativo americano è sicuramente l’acchiappasogni, un oggetto costituito da un cerchio fatto con legno flessibile che rappresenta il ciclo vitale dell’universo, con al suo interno fili intrecciati tra loro come a formare una rete che serve a catturare gli incubi che si dissolveranno poi alla luce del mattino, ed al quale si annodano delle corde a cui vengono fissate piume sacre.
Lo scopo di questo manufatto era appunto quello di intrappolare gli incubi, consentendo a chi lo deteneva di dormire sonni tranquilli. Chi sceglie di tatuarsi un acchiappasogni può farlo sia per il suo significato simbolico di protezione, sia come omaggio a questa cultura molto antica, senza trascurare infine il lato estetico di questo oggetto molto affascinante.
La storia dei Celti è molto ricca di tradizioni e leggende, e quella celtica tra le culture tribali europee è sicuramente una delle più affascinanti. I Celti facevano largo uso del tatuaggio, che portavano orgogliosamente sul petto nudo in battaglia con lo scopo principale di incutere timore nei nemici. Si trattava perlopiù di disegni intricati e molto articolati, i cui colori erano ottenuti dalle piante facendole bollire più volte fino a ricavarne un potente tintura molto densa, che veniva poi inserita nella pelle con un oggetto aghiforme molto rudimentale.
Molti sono i simboli tradizionali ed i motivi ricorrenti nell’iconografia del tatuaggio tribale celtico, ciascuno con un proprio significato: dal Triquetra, un simbolo con tre punte che assomiglia vagamente ad un fiore e che ha un profondo significato spirituale di legame con la natura, gli spiriti ed il cosmo, alla croce celtica, che nel suo significato originario simboleggiava il passaggio dall’inferno al paradiso, con il cerchio che rappresentava l’amore eterno, infinito e spirituale. Indubbiamente però il simbolo più noto del tatuaggio tradizionale celtico è il Triskelion o Triskell, un disegno geometrico e curvilineo con tre raggi a forma di spirale che si riuniscono nel centro, intorno al quale stanno ruotando. Di solito il disegno si inserisce perfettamente dentro un cerchio, ma può essere circoscritto anche all’interno di un triangolo equilatero.
Tutti e tre i rami sono disegnati in modo da creare l’illusione ottica del movimento costante, a simboleggiare, tra l’altro il concetto di crescita personale, di sviluppo umano e progresso, e di espansione spirituale. Va ricordato comunque che attualmente il tatuaggio tribale celtico non riproduce sempre esattamente i simboli di quella cultura tribale, ma definisce piuttosto uno stile: linee, geometrie, astrazioni, croci, il tutto a richiamare gli elementi che ne riprendono i canoni estetici tradizionali.
I tatuaggi del Borneo, pur appartenendo alla categoria dei tatuaggi tribali, hanno uno stile unico nel loro genere. Presentano caratteristiche comuni, sebbene i disegni ed i soggetti possano variare molto da tribù a tribù.
Presso le popolazioni indigene del Borneo il tatuaggio è una tradizione antichissima, praticata, come in molte culture tribali, con mezzi spesso rudimentali e dolorosi per i parametri dell’uomo moderno, tuttavia il rito del tatuaggio era così importante che gli appartenenti a queste culture sopportavano di buon grado la sofferenza necessaria. Anzi, per la verità il tatuaggio tradizionale in questa parte del mondo non si esaurisce in un unico disegno, anche se di grandi dimensioni, ma continua con sedute che durano in pratica per tutta la vita del tatuato.
I disegni raffigurano principalmente gli animali e gli altri elementi della natura, fiori, piante, alberi, che le credenze indigene ritengono animati di vita propria. Dunque trascriverne l’immagine sulla pelle aveva il significato di infondere nell’uomo l’essenza dello spirito della natura, per aiutare lo sviluppo fisico e psicologico dell’uomo stesso. Oltre ai temi naturali, gli uomini del Borneo erano soliti tatuarsi simboli che ne indicavano le abilità in battaglia, mentre le donne si tatuavano, principalmente sulle braccia, disegni che ne simboleggiavano le particolari abilità come cucina, cucito o altro.
Uno dei tatuaggi più noti e diffusi nella tradizione del tatuaggio tribale di queste popolazioni è la cosiddetta Rosa del Borneo, una rosa stilizzata che contiene al suo interno una spirale decorata. Realizzata in nero pieno sulla pelle, ha un numero di petali, di solito 8, che possono variare a seconda della tribù di appartenenza, da 6 anche fino a 10.
La tradizione vuole che le rose vengano tatuate a coppie, in genere per gli uomini sulle spalle e per le donne sulle mani o sui polsi. Il significato principale della Rosa del Borneo è la protezione dagli influssi malevoli, ma anche, in alcune tribù, il simbolo di grandi imprese compiute nella caccia o in guerra.